sabato 28 luglio 2018

RECENSIONE: DECALOGO SEMPLICE


Titolo: Decalogo semplice
Autore: Mike Papa
Editore: FdBooks
Anno di pubblicazione: 2017
Prezzo di copertina: € 13,90


Ho ricevuto questo libro direttamente dall'autore, che me ne ha chiesto una recensione. L'ho affrontato, devo ammettere, con un certo scetticismo, preda del classico pregiudizio che considera gli autori cosiddetti emergenti nella migliore delle ipotesi dei volonterosi principianti e nella peggiore una perdita di tempo. E invece, dopo un inizio stentato, devo dire che ne sono stato piacevolmente impressionato. Certo, ci sono diverse forzature, qualche ingenuità, parolacce a iosa che in alcuni casi arricchiscono il racconto e la figura del protagonista ma in altri la appesantiscono fino a sfiorare la volgarità gratuita, alcune stonature, ma procedendo con la lettura mi sono ritrovato a sorridere (in certi punti a ridere proprio di gusto!), a immedesimarmi nei personaggi, ad avere una punta di ansia per come sarebbe proseguito il racconto e addirittura, un pochino, a commuovermi. Insomma, ero coinvolto, e quando un autore riesce a coinvolgere il proprio lettore ha già raggiunto un obiettivo fondamentale (che anche gli autori cosiddetti affermati, a volte, faticano ad ottenere).
Decalogo semplice è una raccolta di dieci racconti con protagonista Rocco Raspa, un imbianchino svogliato, scazzato e disilluso che vive da solo col suo gatto e sfrutta le dritte dello zio per accaparrarsi qualche saltuario lavoretto da svolgere possibilmente nei pressi della sua abitazione, sita in via Wagner numero nove, in un paesino da lui denominato "Buco del culo del mondo". E' circondato da una serie di personaggi improbabili e divertenti, tra cui spiccano Abramo, il barista gay del Tradicional (il suo bar preferito, dove tutto è rimasto fermo agli anni ottanta, compreso il telefono a gettoni e il flipper "con le tradizionali cinque palle e il contatore meccanico dei punti", e che rappresenta allo stesso tempo la valvola di sfogo e, soprattutto, l'oasi di pace di Rocco: "Dopo tutte quelle disavventure e delusioni piombare nell'antro del Tradicional fu come farsi fare un massaggio thailandese da una svedese"), l'aiuto barista Amelia, pezzo di ragazza di cui il nostro è perdutamente innamorato (o almeno perdutamente attirato dal suo décolleté), Claudia la Rospa (la barista del bar di Pansecco, con cui Rocco vivrà una tragicomica avventura sentimentale), lo zio Nello, la sorella Rachele e il di lei figlio Giuseppe Maria detto Peppe, muto, aiutante di Rocco alla bisogna nonchè novello Watson. Aiutato spesso e volentieri da qualche spinello e dalla bottiglia (la sua versione del gin tonic è riempire il bicchiere di gin e farlo passare davanti alla bottiglia di acqua tonica), contrariamente a quanto pensa l'ispettore Arduini ("mi creda Rocco, lei non ha una vita molto interessante"), il nostro finisce immancabilmente col restare invischiato in qualche disavventura, che il più delle volte risulta essere esilarante, altre surreale, altre ancora allucinata, o poliziesca, o tragica. Perchè i racconti contenuti in questo libro hanno sì, prima di tutto, lo scopo dichiarato di farci ridere, ma poco a poco emergono anche altre emozioni, ed emerge soprattutto l'umanità del protagonista, che non è (lo si scoprirà alla fine) solo quel cazzaro misantropo e menefreghista che vorrebbe farci credere. Ne viene fuori una specie di antidecalogo irriverente e scanzonato (i cui dieci anticomandamenti sono posti alla fine dei rispettivi racconti che, per così dire, li esplicano, anche se potrebbero benissimo rappresentarne i titoli), che si muove su vari registri e che riesce a farci affezionare a tutti gli antieroi che lo popolano, lasciandoci una sensazione insieme di leggerezza e di soddisfazione che solo gli autori "già emersi" sanno suscitare.        

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