Titolo: La Quinta Stagione. La Terra Spezzata I
Autore: N. K. Jemisin
Editore: Mondadori
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo di copertina: € 15,00
Sinossi:
Le protagoniste di questo romanzo, il primo di una trilogia, sono tre orogene, tre ragazze speciali in grado di prevedere e controllare le scosse telluriche che sconquassano periodicamente l'Immoto, il grande continente in cui vivono, l'unico sul pianeta.
"E' una terra ordinaria come tutte le terre. Montagne e altopiani, canyon e foci di fiumi: le solite cose. Usuale in tutto, tranne che per dimensioni e dinamismo. Si muove molto, questa terra. Come un vecchio che giace irrequieto nel letto, si solleva e sospira, si contrae e scoreggia, sbadiglia e deglutisce. Allora, gli abitanti di questo continente l'hanno chiamato l'Immoto. E' una terra di pacata, amara ironia".
Le Quinte Stagioni (così sono chiamati questi periodi di sconvolgimento della terra) possono durare un tempo indefinito, si susseguono da sempre e hanno finito col segnare anche a livello lessicale la storia del continente. Si parla infatti, ad esempio, di "Stagione Soffocante" per indicare gli anni che vanno dal 2714 al 2719 dell'era Imperiale, in cui un'eruzione avvolse ogni cosa nel raggio di cinquecento miglia e nascose il sole per cinque anni; oppure della "Stagione dei Denti", causata da un maremoto e dalla conseguente esplosione di un supervulcano, che durò tredici anni e diede vita a diffusi episodi di cannibalismo; oppure ancora dell'antichissima "Stagione errante" (circa 800 ante Imperiale), provocata dallo spostamento del polo magnetico e che costò vent'anni di carestia. (L'elenco completo delle Quinte Stagioni si può trovare in appendice, assieme a un utilissimo glossario)
Seguiremo le tre protagoniste separatamente, a capitoli alterni, e pian piano, assieme a loro, impareremo a conoscere questa terra, le sue com, le sue città, la sua organizzazione sociale, la sua storia, le sue leggi.
Gli orogeni sono considerati dei "diversi" dal resto della popolazione, degli invidui dai quali è meglio tenersi alla larga (per loro hanno anche coniato il termine dispregiativo "rogga"). Gli stessi poteri che gli permettono di soffocare terremoti ed eruzioni vulcaniche, infatti, sono anche un'arma potentissima in grado di uccidere a miglia di distanza. E anche quando un orogeno si attiva a fin di bene, gli effetti collaterali possono essere disastrosi.
"Ogni volta che la terra si muove tu sentirai la sua chiamata. In ogni momento di pericolo cercherai istintivamente la fonte più vicina di calore e di movimento. Questa capacità è per te quello che sono i pugni per un uomo forte. Quando una minaccia è imminente, farai il possibile per proteggerti, com'è naturale. E quando lo farai delle persone moriranno".
Per questo motivo ad ogni orogeno viene sempre affiancato un Custode con il duplice compito di addestrarlo nell'uso dei poteri e di controllarlo per impedirgli che quei poteri vengano impiegati in modo improprio. Il legame orogeno-Custode, sancito da un semplice tocco, verrà spezzato solo con la morte di uno dei due. L'Impero Sanze (l'entità politica che domina sull'Immoto) è alla costante ricerca degli orogeni sparsi per il continente. Per questo ha sguinzagliato i suoi Custodi, che vagano di com in com (la com è una comunità, "la più piccola unità sociopolitica del sistema di governo Imperiale, che in genere corrisponde a una città o cittadina, benché città molto grandi possano contenere diverse com") e prelevano chiunque sia in possesso dell'orogenia (bambini ancora ignari dei propri poteri o adulti consapevoli che cercano di nascondersi tra la gente comune) per consegnarli al Fulcro, il centro di addestramento situato a Yumenes, la capitale dell'Impero, rimasta stabile per la maggior parte dei suoi 27 secoli, unica per l'audacia delle costruzioni che vi sono disseminate.
Damaya è una di queste bambine. Scovata da Schaffa, il suo Custode Garante, viene strappata alla sua famiglia e portata nella capitale, dove la seguiremo nel suo apprendistato, impegnata con gli altri granelli (i bambini in fase di addestramento di base) a conquistarsi i primi anelli (gli anelli "denotano il rango degli Orogeni Imperiali. Gli apprendisti che non hanno ancora un rango devono superare una serie di prove per guadagnare il primo anello; dieci anelli è il rango più alto che un orogeno possa raggiungere. Ogni anello è in pietra semipreziosa levigata"). Lì si farà le prime amicizie, e lì scoprirà un segreto di cui capirà le implicazioni solo molti anni dopo.
Essun è invece un'orogena matura, consapevole dei propri poteri ma insofferente al controllo imperiale. Con un passato travagliato alle spalle, si è nascosta a Tirimo, una cittadina delle Sumidlat (l'Immoto è diviso, da nord a sud, in Artidi, Nomidlat, Equatoriali, Sumidlat e Antartidi). Un giorno, rientrando a casa, trova il cadavere del suo figlioletto abbandonato a terra, mentre il marito Jija e la figlia maggiore Nassun sono scomparsi. Sconvolta, la donna lascia la città e parte alla ricerca dei suoi famigliari, convinta che sia stato proprio Jija a uccidere Uche e a rapire Nassun. Il suo viaggio la porterà a sud, verso le Antartidi, nel cuore della devastazione che una nuova Quinta Stagione ha appena provocato. Attraverso le sue peripezie incontreremo altre razze che popolano il continente, tutte impegnate nell'arte più o meno lecita della sopravvivenza. E ci imbatteremo nelle rovine di quelle civiltà che in tempi remoti (o remotissimi) sono state spazzate via dall'avvento di qualche Stagione.
Syenite, infine, è un quattro anelli che il Fulcro manda in missione ad Allia, una città costiera equatoriale, con il compito di liberarne il porto dall'ostruzione dei coralli. L'impresa non sembra delle più impegnative, ma quando le viene affiancato Alabaster, un dieci anelli i cui poteri sembrano persino superiori a quelli riconosciuti al suo grado, la ragazza capisce che dietro quella missione si nasconde qualcos'altro, qualcosa che metterà in pericolo la vita sua, dei suoi compagni e dell'intero Immoto.
Syenite è un'orogena imperiale, potremmo dire ufficiale, addestrata nel Fulcro e consapevole dei propri compiti e delle limitazioni che deve imporre ai propri poteri, ma è anche una ragazza inquieta e istintiva, insofferente agli obblighi e alle costrizioni. La frattura profonda tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere farà emergere l'aspetto più oscuro del sistema di controllo degli orogeni creato dall'Impero.
Essun, Damaya e Syenite sono legate da un destino comune, un destino che il lettore scoprirà solo arrivando a leggere il sorprendente finale.
Commento:
Sono stato spinto a leggere questo romanzo dai tre Premi Hugo ottenuti negli ultimi tre anni. Si tratta di un premio importante, il più importante per le opere fantasy e di fantascenza, che nel corso degli anni ha premiato autori del calibro di Philip Dick, Ursula Le Guin, Isaac Asimov, Arthur C. Clarke e William Gibson. Il fatto che per la prima volta nella sua lunga storia esso sia stato assegnato per tre anni consecutivi ad uno stesso autore, uno per ogni capitolo della trilogia, mi è sembrato un motivo sufficiente per avventurarmi tra le 490 pagine de La Quinta Stagione, cui faranno seguito, si spera in tempi brevi, le traduzioni italiane di The Obelisk Gate e The Stone Sky.
Adesso, a lettura conclusa, riesco a comprendere i motivi che hanno portato la World Science Fiction Society a questo riconoscimento eccezionale. La Quinta Stagione è un romanzo bellissimo, un worldbuilding (come dicono quelli bravi) nel quale tutto risulta pressoché perfetto, dall'ambientazione tratteggiata con precisione e ricchezza di particolari, ai personaggi finemente cesellati e carichi di personalità, alla trama avvincente.
E' soprattutto un romanzo originale, in cui i topoi della narrativa fantastica vengono reinventati ed adattati ad un mondo vivo (anche in senso letterale!), vero, sfaccettato, approfondito nella descrizione fisica e in quella sociale, nel quale, nonostante le strane peculiarità che lo caratterizzano, non ci vuole nessuno sforzo per entrare ed esserne catturati. Niente è lasciato al caso, ogni elemento degno di rilievo ai fini dell'intreccio è studiato minuziosamente e presentato nel modo più naturale possibile, compresi quelli che fanno da sfondo, tanto che sei certo che da qualche parte quei 'mestri, quegli obelischi fluttuanti, quegli immensi geodi scintillanti esistano davvero da qualche parte, in qualche terra incognita non segnata sulle nostre mappe. Ma è anche un romanzo attuale, attualissimo. Si parla infatti di diversità, di esclusione dello straniero perché in possesso di chissà quali poteri in grado di sovvertire l'ordine costituito, di salvaguardia del pianeta, di ecologia. Come ha ben sintetizzato lo scrittore Vincenzo Latronico, "la Jemisin usa l'epica e il fantasy per affrontare i temi cruciali del nostro tempo [...] e dà vita - con toni vividi e accattivanti, con una ricchezza di dettagli indimenticabile - a un mondo squarciato dallo scontro fra l'uomo e il pianeta, infestato dai fantasmi delle civiltà che non lo hanno saputo affrontare".
Dicevamo dei topoi. C'è innanzitutto il tema del viaggio, tanto caro al fantasy moderno, qui reinterpretato da Essun che compie un viaggio fisico alla ricerca della figlia rapita, ma anche un viaggio nel tempo attraverso le rovine delle civiltà del passato. C'è la magia, rappresentata da una specie di pseudo scienza che combina a determinate doti innate e istintive una profonda conoscenza geologica. Ci sono le leggende tramandate oralmente, la cui interpretazione, nel bene o nel male, dipende solo dalle orecchie di chi ascolta. E c'è poi, last but not least, il tema della lotta del bene contro il male, anche questa riveduta e corretta in un conflitto in cui i confini tra l'uno e l'altro sono molto sfumati e i ruoli, compreso quello di Padre Terra, non sempre così chiari.
Ci sono poi le caste, le casate importanti, le costruzioni fiabesche (Castrima dev'essere una città bellissima!), gli eroi, i sacrifici per un bene superiore, creature fantastiche e inquietanti, azione, avventura, amore. Insomma, tutto ciò che non può mancare in un epic fantasy che si rispetti qui lo potete trovare, presentato con uno stile solenne eppure scorrevole, immerso in un'atmosfera aliena che la meticolosità dell'autrice finisce per rendere familiare, e resterete in ansiosa attesa del seguito che, se ho interpretato bene il finale, ci trasporterà in mondi che nessun abitante dell'Immoto ha mai visitato prima.
Adesso, a lettura conclusa, riesco a comprendere i motivi che hanno portato la World Science Fiction Society a questo riconoscimento eccezionale. La Quinta Stagione è un romanzo bellissimo, un worldbuilding (come dicono quelli bravi) nel quale tutto risulta pressoché perfetto, dall'ambientazione tratteggiata con precisione e ricchezza di particolari, ai personaggi finemente cesellati e carichi di personalità, alla trama avvincente.
E' soprattutto un romanzo originale, in cui i topoi della narrativa fantastica vengono reinventati ed adattati ad un mondo vivo (anche in senso letterale!), vero, sfaccettato, approfondito nella descrizione fisica e in quella sociale, nel quale, nonostante le strane peculiarità che lo caratterizzano, non ci vuole nessuno sforzo per entrare ed esserne catturati. Niente è lasciato al caso, ogni elemento degno di rilievo ai fini dell'intreccio è studiato minuziosamente e presentato nel modo più naturale possibile, compresi quelli che fanno da sfondo, tanto che sei certo che da qualche parte quei 'mestri, quegli obelischi fluttuanti, quegli immensi geodi scintillanti esistano davvero da qualche parte, in qualche terra incognita non segnata sulle nostre mappe. Ma è anche un romanzo attuale, attualissimo. Si parla infatti di diversità, di esclusione dello straniero perché in possesso di chissà quali poteri in grado di sovvertire l'ordine costituito, di salvaguardia del pianeta, di ecologia. Come ha ben sintetizzato lo scrittore Vincenzo Latronico, "la Jemisin usa l'epica e il fantasy per affrontare i temi cruciali del nostro tempo [...] e dà vita - con toni vividi e accattivanti, con una ricchezza di dettagli indimenticabile - a un mondo squarciato dallo scontro fra l'uomo e il pianeta, infestato dai fantasmi delle civiltà che non lo hanno saputo affrontare".
Dicevamo dei topoi. C'è innanzitutto il tema del viaggio, tanto caro al fantasy moderno, qui reinterpretato da Essun che compie un viaggio fisico alla ricerca della figlia rapita, ma anche un viaggio nel tempo attraverso le rovine delle civiltà del passato. C'è la magia, rappresentata da una specie di pseudo scienza che combina a determinate doti innate e istintive una profonda conoscenza geologica. Ci sono le leggende tramandate oralmente, la cui interpretazione, nel bene o nel male, dipende solo dalle orecchie di chi ascolta. E c'è poi, last but not least, il tema della lotta del bene contro il male, anche questa riveduta e corretta in un conflitto in cui i confini tra l'uno e l'altro sono molto sfumati e i ruoli, compreso quello di Padre Terra, non sempre così chiari.
Ci sono poi le caste, le casate importanti, le costruzioni fiabesche (Castrima dev'essere una città bellissima!), gli eroi, i sacrifici per un bene superiore, creature fantastiche e inquietanti, azione, avventura, amore. Insomma, tutto ciò che non può mancare in un epic fantasy che si rispetti qui lo potete trovare, presentato con uno stile solenne eppure scorrevole, immerso in un'atmosfera aliena che la meticolosità dell'autrice finisce per rendere familiare, e resterete in ansiosa attesa del seguito che, se ho interpretato bene il finale, ci trasporterà in mondi che nessun abitante dell'Immoto ha mai visitato prima.
Consigliato a:
Gli amanti dell'epic fantasy e del fantasy in genere.
Voto:
5/5
5/5
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