E' uscito martedì, pubblicato da Einaudi, un saggio di Lina Bolzoni che non può non stuzzicare la curiosità di noi bibliomaniaci, che nella lettura troviamo uno dei grandi piaceri della vita. In esso, infatti, l'autrice si chiede se l'esperienza della lettura così come è stata vissuta nell'Europa moderna fino agli albori della rivoluzione digitale possa avere ancora un senso oggi, in un mondo
caratterizzato da trasformazioni tecnologiche che hanno una rapidità sconosciuta al passato, che dischiudono possibilità che neppure la fantascienza aveva immaginato, che acuiscono a dismisura le differenze fra le generazioni, e all'interno di una stessa generazione.Lo fa analizzando il modo con cui si sono approcciati all'esperienza del leggere i grandi autori/lettori del passato, appartenenti cioè ad un mondo
in cui la lettura è esperienza comune e insieme del tutto intima e personale; una specie di viaggio in cui, incontrando l'altro, si riconosce (e si ridisegna) il proprio io; un'esperienza vitale, che dà ospitalità allo sconosciuto e proprio per questo è carica di fascino e di pericolo; un percorso ai limiti del tempo e dello spazio, là dove si delineano infiniti mondi virtuali e la realtà si apre all'orizzonte del possibile.Mi sembra un testo davvero interessante (tra l'altro molto ben curato e ricco di immagini), grazie al quale veniamo introdotti, nel primo capitolo, nello "spazio magico" della biblioteca del Petrarca, nel quale il poeta affrontava i grandi classici del passato con un piacere che è
più intimo e più vitale di quello offerto dagli altri beni terreni: non solo penetra nelle midolla, ma nasce da un colloquio, dal dialogo che i libri creano con il loro lettore.Petrarca tratta i suoi libri come dei veri e propri amici, e la biblioteca come un luogo in cui questi amici ne incontrano altri e dialogano con loro, un "luogo-tempo ideale" estraneo al mondo contemporaneo, in cui gioca un ruolo importante anche il mito dell'esilio.
Troviamo poi gli umanisti e i loro sforzi per "resuscitare gli antichi", quasi che i manoscritti perduti fossero dei corpi in carne ed ossa da riportare alla luce per poter continuare il dialogo interrotto. Un dialogo con i morti che rappresenta una sorta di rito negromantico che ben conosceva, ad esempio, Niccolò Machiavelli, che prima di apprestarsi a leggere i classici si spogliava di "quella veste cotidiana, piena di fango e di loto" e si metteva "panni reali e curiali", come lui stesso confessa nella famosa lettera al Vettori.
Un capitolo, poi, è dedicato ai ritratti degli autori più conosciuti, nei quali viene reso esplicito "ciò che sta alla base della magia della lettura, ciò che rende possibile il dialogo, l'incontro personale con l'autore", e cioè "la capacità che il testo possiede di rappresentare l'anima dell'autore, di fornirne un ritratto veritiero".
Due capitoli sono dedicati rispettivamente a Montaigne ("La biblioteca come luogo di memoria e di libertà") e a Torquato Tasso, per il quale l'immaginazione legata alla lettura, definita "senso interno", può diventare rischiosa nel momento in cui, attraverso i testi, le passioni invadono l'anima del lettore.
Infine, nell'appendice, vengono citati due autori cronologicamente molto più vicini a noi che in qualche modo riprendono questo modo di concepire la lettura tipica dell'era moderna: Ruskin e Proust.
Titolo: Una meravigliosa solitudine. L'arte di leggere nell'Europa moderna
Autore: Lina Bolzoni
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo di copertina: € 30,00
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