domenica 28 aprile 2019

RECENSIONE: FEDELTA'



Titolo: Fedeltà
Autore: Marco Missiroli
Editore: Einaudi
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo di copertina: € 19,00

"Che parola sbagliata, tradimento. Rispetto a cosa avrebbe tradito? Cosa toglieva consumarsi con un'altra ragazza, accaparrandosi una gioia momentanea e dando, possibilmente, una gioia momentanea. Alzarsi, rivestirsi, senza instaurare rituali romantici o affettuosi, preservando la liturgia che con sua moglie aveva consolidato negli anni e non avrebbe mai messo in discussione. Cura del patto, costruzione del rapporto, devozione: un lessico che in letteratura era sintomo di ingenuità ma che lo inchiodava alla prova dei fatti. Aveva il sospetto che fosse il senso di colpa, anche per lui, a mantenerlo sul confine".

Sinossi:
  Carlo e Margherita sono una coppia solida, affiatata, si potrebbe dire felice. Lei è un'agente immobiliare, lui un professore universitario con l'ambizione di scrivere. Ma il posto da professore l'ha ottenuto grazie al padre, e quella di scrivere è un'idea che non è mai riuscito a concretizzare. Sono forse queste frustrazioni che lo portano a cadere in quello che lui e Margherita chiameranno "il malinteso", l'essere stato sorpreso nel bagno delle ragazze a stretto contatto con una sua studentessa ventiduenne, Sofia. La versione di Carlo, confermata dalla ragazza, è che lui l'ha soccorsa in seguito ad un malessere, ma niente riesce a togliere dalla testa di Margherita che si sia trattato di qualcosa di diverso, del tanto temuto adulterio. Così come niente riesce a togliere dalla testa di Carlo la giovinezza e la libertà di Sofia, con la quale forse ha tradito la moglie, o forse no (lo capiremo verso la fine), ma per la quale svilupperà un'ossessione che lo farà riflettere seriamente sul concetto di fedeltà verso se stessi e verso la compagna. La stessa riflessione la farà anche Margherita, quando proverà la tentazione di trasformare i massaggi del suo fisioterapista in coccole e carezze. La sua è una sorta di vendetta? Una compensazione affettiva? Un'evasione momentanea? Quel che è certo è che il suo rapporto con Carlo è sempre rimasto vitale, complice, tenace, anche quando il sospetto del tradimento si farà sempre più concreto, da una parte e dall'altra. Forse che per restare fedeli a se stessi è inevitabile essere infedeli agli altri? Lo capiremo (forse) accompagnando Carlo e Margherita al fondo delle loro elucubrazioni, delle loro fantasie, dei loro rimorsi e dei loro slanci, dei loro sentimenti incasellati dalla ragione e dei loro doveri frastornati dagli istinti, tra una Milano più viva che mai e una Rimini (la città di Sofia) poetica e sognante, fino ad un finale che, come tutti i finali che si rispettino, in un modo o nell'altro sarà la prima pagina di un nuovo inizio.     

Commento:
  Devo premettere che questo romanzo non rientra esattamente nel mio genere di narrativa preferita. Una narrativa cioè molto intimista, basata sull'evoluzione dei sentimenti e delle relazioni più che su un effettivo sviluppo dei fatti, sulle conseguenze che questi fatti hanno o non hanno sulla morale o sulla fiducia, sulla reazione più che sull'azione. Men che meno mi appassionano le dinamiche interne al matrimonio, con tutto quel groviglio di cose non dette o dette a metà o dette per dire altro, di compromessi più o meno accettati, di sentimenti forti assediati continuamente da orde di tentazioni, rimorsi, rimpianti e sensi di colpa, di cose concrete costruite su fondamenta impalpabili, e con lo spettro dell'adulterio sempre dietro l'angolo. E' un genere che ha una grandissima tradizione alle spalle (basti pensare a Madame Bovary, o a L'amante di Lady Chatterley, o a La lettera scarlatta, ma se ne potrebbero citare tanti altri), ed è anche un genere che agli autori italiani sembra andare particolarmente a genio, forse per quella tendenza tutta nostrana a prediligere il lirismo soggettivistico ed egocentrico piuttosto che le riflessioni sui massimi sistemi, e di provare grande eccitazione nel gettare e rimestare dentro il gran pentolone del Romanzo qualsiasi paturnia possa essere generata da una parola fuori posto, da un gesto non immediatamente qualificabile o, non sia mai, da una risposta che non abbia una interpretazione univoca. E', ripeto, un genere che non mi appassiona, ma siccome questo è solo un mio gusto (difetto?) personale, e siccome se lo avessi seguito probabilmente non avrei letto non solo questo libro, ma nemmeno i classici succitati, cercherò qui di darne un commento quanto più possibile obiettivo, concentrandomi su quanto un lettore meno prevenuto di me possa trovarvi di interessante e, perché no, di illuminante.
  Spogliandomi quindi di tutti i miei pregiudizi, posso dire innanzitutto che Fedeltà è un romanzo molto "carico", che va letto lentamente, in cui ogni frase può nascondere uno spunto di riflessione, una morale, un'immagine da serbare e da rievocare, un indizio che spinge in altre direzioni. La scrittura di Missiroli è molto attenta e controllata, mai abbandonata al flusso di un'ispirazione che, si sente, potrebbe evocare mondi, ma che è invece concentrata sui fatti e, soprattutto, sui personaggi che si propone di analizzare. Centrale è il tema dell'adulterio, un adulterio che Carlo e Margherita affrontano dapprima con gli strumenti che la tradizione mette in mano a tutti gli sposi, diciamo così, inesperti, e cioè il sospetto, la rabbia, la perdita di fiducia e, magari, la vendetta, ma che poco a poco cominciano a interpretare non tanto come un tradimento della persona, quanto piuttosto come un atto di fedeltà verso se stessi (ecco l'ambivalenza del titolo), che non necessariamente va ad intaccare la solidità del matrimonio. I due si amano, si amano veramente, eppure sentono il bisogno di lasciarsi andare ad altri rapporti, ad altre sensazioni, ad altre esperienze. Come se per continuare ad essere fedeli al proprio partner dovessero prima di tutto evitare di tradire il proprio istinto e le proprie necessità più profonde. Due citazioni possono spiegare bene il concetto. La prima riguarda Carlo:
Aveva esteso il desiderio oltre il suo matrimonio, se avesse tentato di riconfinarlo avrebbe finito per vivere sua moglie come ripiego. Margerita era la felicità, lui lo avvertiva con certezza. Ma ora avvertiva anche una zona franca venuta a delimitarsi in modo solido, capriccioso, inconfutabile: questa parte della sua mente sprigionava energia ogni volta che sfiorava l'idea di Sofia. Sofia adesso, chissà chi in futuro. L'altra felicità. Si era domandato se il fattore scatenante fosse una stanchezza del suo matrimonio, era arrivato alla conclusione di volerla finire con questa storia della compensazione affettiva. Sua moglie gli dava gioia, una gioia magnifica, Sofia gli dava gioia, una gioia magnifica.
  Ancora più esplicita la citazione che riguarda Margherita:
Con lui aveva intuito che l'infedeltà poteva significare fedeltà verso se stessa. [...] Infine aveva scritto: giovane e desiderata e allegra. Era rimasta a fissare quelle tre soddisfazioni e aveva saputo che il senso di colpa era un processo banale. La realtà dei fatti, la grande realtà dei fatti, era che era stato naturale. Aveva scopato un ragazzo che le piaceva e che l'aveva fatta godere. Cosa aveva tolto al suo matrimonio?
  Il matrimonio quindi procede, come procedono tutti i matrimoni, con la nascita di un figlio e l'acquisto di una casa più grande, ma parallelamente procedono anche le vite delle persone che hanno fatto intuire ai coniugi l'esistenza della "zona franca", e con esse si evolvono i sentimenti messi in gioco, i dubbi e le certezze, in un gioco a quattro che nel suo progredire coinvolge anche altri personaggi, altre amanti, altri punti di vista, e che l'autore è abilissimo a governare con una tecnica che ho trovato molto interessante. Ogni volta che entra in scena un personaggio, infatti, questi diventa la voce narrante, e il romanzo si configura come una narrazione corale in cui si viene continuamente sbalzati da un punto di vista all'altro, senza nulla togliere alla fluidità del racconto e anzi aggiungendovi spessore. Originale è soprattutto la scelta di non separare in modo netto queste alternanze, ma di inserirle spontaneamente all'interno del discorso, separate a volte da un punto e a capo, a volte addirittura solo da una virgola, come se la cesura non esistesse, venendo cammuffata con grande abilità da un argomento, da una situazione o da un pensiero che accomuna i narratori che come in una staffetta si passano il testimone mentre continuano la loro corsa. Non avevo letto ancora niente di questo giovane autore riminese che aveva fatto parlare di sé soprattutto col precedente Atti osceni in luogo privato (Feltrinelli 2015) e che ora è tra i dodici finalisti del prossimo Strega, e devo dire che mi ha colpito la padronanza della scrittura e la lucidità con cui tratta questa particolare scelta stilistica che in mani meno esperte potrebbe generare nel lettore confusione e disorientamento. Fedeltà non è certo un romanzo per tutti, lo consiglierei infatti a lettori forti che non si spaventano di fronte ad una narrazione che richiede una certa concentrazione e una certa attenzione, ma è un romanzo ispirato, coraggioso (nei temi oltre che nello stile), intenso, autentico. Un romanzo che non lascia indifferenti, che scava delle crepe nelle nostre certezze e che ci fa riflettere, con personaggi veri e sfaccettati e con un'ambientazione minuziosa e precisa che i milanesi non faticheranno a riconoscere.

Consigliato a:
Chi cerca la buona scrittura.
Chi ama vivisezionare i sentimenti. 

Voto:
4/5     
 
     

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