lunedì 22 aprile 2019

CINQUE LIBRI SUI GIARDINI


Sono arrivate le prime giornate tiepide, quelle che invogliano ad uscire e a ritrovare un contatto diretto con la natura (magari con un buon libro nello zaino), e così mi è venuta voglia di recuperare qualche libro su un argomento che ho sempre trovato interessante e che non ho mai smesso di frequentare, quello dei giardini. Qui sotto troverete cinque libri che affrontano il tema da diversi punti di vista: storico, filosofico, letterario, psicologico, antropologico e religioso. Cinque approcci diversi che rappresentano altrettanti tentativi di spiegare perché i giardini (e gli orti, e comunque ogni spazio verde modellato dall'uomo) abbiano da sempre esercitato un così grande ascendente su tutti gli esseri umani.

Il giardino come spazio interiore
Ruth Ammann
Bollati Boringhieri 2008


 In questo saggio davvero molto suggestivo e ricco di spunti di riflessione l'autrice, analista junghiana e architetto, analizza il rapporto tra lo spazio interiore dell'anima umana e quello esteriore rappresentato dal giardino, definito "lo spazio intermedio" in cui "ciò che è chiaro e ciò che è oscuro, cultura e natura, coscienza e inconscio, spirito e corpo" si incontrano. 
Il giardino equivale dunque al luogo intermedio tra la coscienza dell'uomo e la sua natura inconscia, al luogo del loro incontro, dello scambio e del collegamento, dove la natura inconscia può essere resa conscia, trasformata e perciò coltivata.
  Ma di quali giardini stiamo parlando? L'autrice ce lo spiega nel primo capitolo:
Sono i giardinetti tra casa e strada, i giardini nascosti da alte mura, quelli variopinti che si stendono tra le case dei contadini e i campi, i sontuosi e imponenti giardini che dividono i castelli dai boschi, gli infiniti giardini tra cielo e terra, tra natura e cultura, tra case ben piantate e solide e natura mutevole e selvaggia. Sono i giardini dell'anima tra vita diurna e sogno, i giardini di relazioni o, meglio ancora, i giardini d'amore, che uniscono gli esseri umani, e i giardini silenti in cui gli uomini incontrano il divino e quindi anche se stessi.
  Corredato da tante bellissime foto che ritraggono incantevoli giardini fioriti, orti e paesaggi naturali, il libro affronta diversi temi, sempre nell'ottica del rapporto tra interiorità ed esteriorità. Scorrendo l'indice troviamo infatti: il significato della recinzione (cos'è che trasforma in giardino un lembo di terra?), il giardino dell'anima (dal giardino esterno a quello interiore), passeggiare in giardino tra l'alba e il tramonto, i doni che il giardino offre agli uomini, il giardino d'amore (un altro mondo intermedio), la quiete in giardino e la vita quotidiana in giardino (il lavoro in giardino come cura dell'anima).  

Giardini. Riflessioni sulla condizione umana
Robert Pogue Harrison
Fazi 2009


  Questo saggio, dal taglio piuttosto accademico e attento in particolare alla storia e alla letteratura, si propone di indagare quell'anelito eterno dell'essere umano che da sempre lo porta a ricreare, specialmente nell'architettura dei giardini, il Paradiso perduto. 
I giardini umani possono apparirci come piccole aperture sul paradiso nel cuore di un mondo caduto, ma il nostro dover creare, mantenere e prenderci cura dei giardini tradisce la loro origine postlapsaria [=dopo la caduta dell'uomo]. La storia senza i giardini è un deserto. Un giardino staccato dalla storia è superfluo.
  Vengono quindi passati in rassegna i casi più significativi (nella storia, nella letteratura e nella filosofia) in cui il giardino ha assunto un significato importante nella definizione dell'uomo di un particolare periodo o ambiente e nel suo tentativo di trovare, attraverso il rapporto con una natura più o meno antropizzata, un rapporto il più diretto possibile con la divinità. Si parte, ovviamente, dal giardino di Eva, modello di tutti i giardini "postlapsarii", per addentrarci poi in un vero e proprio percorso storico-culturale che ci farà conoscere i giardini e le isole beate dell'Odissea, il giardino settecentesco di Voltaire, il giardino-rifugio di Boccaccio, il giardino come fuga dall'attività politica di Epicuro e quello atto alla contemplazione dei monasteri o dedicato allo svago delle ville principesche, Versailles in primis.
  E' un libro molto interessante, ma anche molto "carico", pieno di rimandi letterari e filosofici, di citazioni, di nozioni. Un libro da studiare più che da leggere. Adatto a chi cerca la sostanza più che la semplice divulgazione.
   
Giardinosofia. Una storia filosofica del giardino
Santiago Beruete
Ponte alle Grazie 2018


Il rapporto tra filosofia e giardino non sta solo nel rapporto diretto tra l'idea del giardiniere e la sua concretizzazione nell'architettura verde (in questo caso paragonabile agli ideali e alle utopie che stanno alla base dell'architettura costruita), ma anche, riflessione più interessante, nell'influenza che gli stessi giardini hanno avuto sulla storia del pensiero. Questo saggio, scritto da un antropologo, poeta e filosofo spagnolo con la passione del giardinaggio, si propone come "un trattato esaustivo sulle filosofie che hanno preso forma nei giardini", prendendo in esame il ruolo che gli spazi verdi addomesticati e modellati dall'uomo hanno avuto nel corso della storia. Si parte dai giardini dei filosofi dell'antica Grecia e dall' "Hortus conclusus", l'universo claustrale medievale, per passare all'utopia e alla scienza del giardino rinascimentale, via via attraverso il "giardino morale" settecentesco e quello decadente, naturale e paesaggistico del periodo romantico fino ai parchi pubblici moderni, per spingersi alla fine in una "storia naturale delle piante nella fantascienza" attraverso la quale si tenta di immaginare il giardino del futuro. In questo percorso, che non è solo storico e filosofico, ma che potremmo definire culturale tout court, apprenderemo anche la storia familiare del mestiere del giardiniere, l'invenzione della passeggiata come attività speculativa e la nascita di una nuova disciplina che supera l'utopia antica e la distopia moderna per proiettarci in una società in cui il verde si afferma come un vero e proprio valore discriminante: l'ecotopia.
    
In giardino non si è mai soli. Diario di un giardiniere curioso
Paolo Pejrone
Feltrinelli 2002


Questo libro si è ormai affermato come un piccolo classico dell'arte del giardinaggio. In esso l'autore, architetto di giardini, riversa tutta la passione per il suo mestiere, componendo un breve manuale per addetti ai lavori (ma non solo, il libro è scritto con linguaggio semplice e, spesso, didascalico) che insegna "la disciplina, l'arte di badare a orti e giardini e l'arte di capire le piante". Con una struttura che richiama lo scorrere delle stagioni, Pejrone parte dalla sua esperienza personale per raccontarci dei giardini che ha conosciuto, tessendo le lodi di quelli ben tenuti e ben architettati e arrabbiandosi per i guasti che mani inesperte o frettolose hanno causato in altri, sempre con un occhio di riguardo alle varie specie di piante e alle loro caratteristiche precipue, perché ogni pianta richiede cure ed attenzioni diverse, e il bravo giardiniere deve saperle "intrattenere" sempre nel modo più adatto. 
 
Contro il giardino. Dalla parte delle piante
Pia Pera e Antonio Perazzi
Ponte alle Grazie 2007


  Giornalista e scrittrice con una grande passione per il giardinaggio, Pia Pera ha scritto diversi libri sui giardini, l'ultimo dei quali, poco prima della prematura scomparsa, è Al giardino ancora non l'ho detto (Ponte alle Grazie 2016). In questo Contro il giardino, l'autrice vuole spezzare una lancia a favore del giardino naturale, inteso "come il luogo privilegiato dove si rinnova il nostro dialogo interiore con la natura", contrapposto a tutti quegli spazi verdi contemporanei, governati dal design e dalle mode, in cui le piante sono trattate come oggetti e come tali violate nei loro tempi di crescita e nel loro habitat.
  Il libro è strutturato come una corrispondenza epistolare tra una scrittrice (la stessa Pia Pera) e un paesaggista (il botanico Antonio Perazzi).  

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