Titolo: Omicidi nella domus
Autore: Walter Astori
Editore: Piemme
Prezzo di copertina: € 19,00
Anno di pubblicazione: 2018
Sinossi
Il questore di Roma Flavio Callido, in cerca di un po' di riposo dalle fatiche legate al suo incarico, si reca in visita al padre Spurio nella sua villa di campagna a poche miglia dall'urbe. Siamo nel I secolo a.C., Roma è governata da un Senato in cui la corruzione è pratica diffusa, mentre in città le liste di proscrizione del dittatore Silla seminano sospetti e paura. La situazione politica generale si riflette anche nel microcosmo della domus di Spurio, che nel momento in cui giunge Flavio ospita già due importanti personaggi in odore di consolato con il loro seguito di guardie, famiglie e servi, e la figlia di Silla, Fausta Cornelia, donna emancipata e libertina. Appena arrivato, Callido capisce subito che la tranquillità che sperava di trovare rimarrà soltanto un'illusione. Nella domus è infatti appena stata trovata morta nel suo cubicolo Cecilia, moglie di uno degli ospiti illustri, Lucio Calpurnio Bestia, nonchè figliastra adottiva di Marciana, cugina di Catone l'Uticense. Bestia diventa subito il primo sospettato, anche a causa delle circostanze misteriose e molto simili alle attuali in cui era deceduta la sua prima moglie, e le sue mire su Licinia, sorellastra dell'altro ospite importante Lucio Licinio Murena, sembrano costituire un chiaro movente. Bestia avrebbe infatti ucciso Cecilia per poter poi sposare Licinia e consolidare quindi l'alleanza con Murena, che avrebbe potuto aiutarlo nella sua carriera politica. Nello stesso modo si sarebbe comportato con la prima moglie, avvelenata per poter sposare Cecilia ed entrare così a far parte della cerchia dei protetti dell'influente Catone. Bestia si difende affermando che la morte è avvenuta per cause naturali, ma Flavio Callido è convinto fin da subito che si tratti di omicidio e le prime indagini confermano la sua ipotesi. Ma chi è il vero colpevole? Tutti gli abitanti della domus entrano prima o poi nella lista dei sospetti, compresi gli schiavi, compreso il padre Spurio. Nel frattempo gli omicidi diventano due, poi tre, e il nostro questore dovrà dare fondo a tutto il suo acume investigativo per non rimanere invischiato nella ragnatela di gelosie, interessi, relazioni clandestine, corruzione e stregoneria che poco a poco si forma attorno al caso.
Secondo romanzo della serie dedicata al questore Flavio Callido, dopo Omicidi nell'urbe (Piemme 2018).
Pregi
Giallo storico classico che si sviluppa in modo fluido e coerente attorno a una trama ben congegnata, alla Agatha Christie. I personaggi sono caratterizzati quanto basta per fargli ricoprire in modo diligente il ruolo assegnatogli all'interno della storia, come tanti ingranaggi ben oliati che lavorano per uno stesso scopo. Flavio Callido si muove tra di loro con una razionalità che non si perde mai per strada il lettore, accompagnandolo con leggerezza nei meandri di un rompicapo che avvince piacevolmente fino alla fine.
Difetti
E' un romanzo da manuale di scrittura creativa e, almeno per quanto mi riguarda, questo è un difetto più che un pregio. Tutto è come dovrebbe essere, pulito e perfetto. La prosa è fluida, i personaggi reali, la trama scorrevole, la ricostruzione storica accurata. Quello che manca, a mio modesto parere, è uno slancio che sappia superare le leggi del buon romanzo, uno squarcio che lasci intravvedere una qualche profondità, un piccolo invito ad andare oltre per sentirsi pienamente coinvolti nella storia e facenti parte di un mondo altro, di un'altra epoca, di un altro sentire. La frequenza di termini tecnici latini, ad esempio, può senza dubbio aiutarmi a farmi una cultura sulla struttura delle case romane e sul loro arredamento, sull'abbigliamento del tempo, sul cibo, sui vari ruoli degli schiavi, ma di certo non basta a creare un'atmosfera. Così come il trucchetto del colpo di scena alla fine di ogni capitolo può essere certamente utile per invogliare il lettore a girare pagina, ma alla fine stanca, diventa prevedibile e si rivela per quello che è, un mero espediente. Manca, insomma, il guizzo, il tocco magico, imprevedibile e illuminante del talento narrativo, la calamita che cattura lo spirito prima che la ragione se ne accorga. Astori, comunque, il suo compitino lo ha svolto, scrivendo un romanzo che dal punto di vista tecnico non ha nulla da eccepire, che si fa leggere (ma non assaporare), che fa lavorare le meningi (ma non volare lo spirito) e che disegna un ritratto realistico della società del tempo (ma non ti ci fa entrare). In definitiva, un buon giallo da spiaggia.
Consigliato a
Chi cerca una lettura d'evasione
Chi ama il giallo classico che più classico non si può
Voto
3/5
Secondo romanzo della serie dedicata al questore Flavio Callido, dopo Omicidi nell'urbe (Piemme 2018).
Pregi
Giallo storico classico che si sviluppa in modo fluido e coerente attorno a una trama ben congegnata, alla Agatha Christie. I personaggi sono caratterizzati quanto basta per fargli ricoprire in modo diligente il ruolo assegnatogli all'interno della storia, come tanti ingranaggi ben oliati che lavorano per uno stesso scopo. Flavio Callido si muove tra di loro con una razionalità che non si perde mai per strada il lettore, accompagnandolo con leggerezza nei meandri di un rompicapo che avvince piacevolmente fino alla fine.
Difetti
E' un romanzo da manuale di scrittura creativa e, almeno per quanto mi riguarda, questo è un difetto più che un pregio. Tutto è come dovrebbe essere, pulito e perfetto. La prosa è fluida, i personaggi reali, la trama scorrevole, la ricostruzione storica accurata. Quello che manca, a mio modesto parere, è uno slancio che sappia superare le leggi del buon romanzo, uno squarcio che lasci intravvedere una qualche profondità, un piccolo invito ad andare oltre per sentirsi pienamente coinvolti nella storia e facenti parte di un mondo altro, di un'altra epoca, di un altro sentire. La frequenza di termini tecnici latini, ad esempio, può senza dubbio aiutarmi a farmi una cultura sulla struttura delle case romane e sul loro arredamento, sull'abbigliamento del tempo, sul cibo, sui vari ruoli degli schiavi, ma di certo non basta a creare un'atmosfera. Così come il trucchetto del colpo di scena alla fine di ogni capitolo può essere certamente utile per invogliare il lettore a girare pagina, ma alla fine stanca, diventa prevedibile e si rivela per quello che è, un mero espediente. Manca, insomma, il guizzo, il tocco magico, imprevedibile e illuminante del talento narrativo, la calamita che cattura lo spirito prima che la ragione se ne accorga. Astori, comunque, il suo compitino lo ha svolto, scrivendo un romanzo che dal punto di vista tecnico non ha nulla da eccepire, che si fa leggere (ma non assaporare), che fa lavorare le meningi (ma non volare lo spirito) e che disegna un ritratto realistico della società del tempo (ma non ti ci fa entrare). In definitiva, un buon giallo da spiaggia.
Consigliato a
Chi cerca una lettura d'evasione
Chi ama il giallo classico che più classico non si può
Voto
3/5
Nessun commento:
Posta un commento