sabato 17 novembre 2018

DIETRO LE QUINTE DI UN GRANDE SCRITTORE


A tutti noi piace leggere bei libri: appassionanti, intriganti, profondi, che inducano al sogno o alla riflessione, che ci insegnino qualcosa, che ci coinvolgano al punto di farci ridere o piangere. Ma quali sono gli espedienti usati dai grandi scrittori per ottenere questi effetti? Cosa c'è nella loro testa? Da dove inizia la storia che stiamo leggendo? Quali sono le fonti di ispirazione? E quali sono i segreti (ammesso che ce ne siano) per scrivere bene? Raymond Carver (1938 - 1988) è stato sicuramente un grande scrittore, uno di quelli che hanno lasciato il segno. Ho elencato qui sotto alcune citazioni tratte da un libro di qualche anno fa in cui l'autore statunitense ci svela il suo dietro le quinte, rispondendo a buona parte di queste domande. Un libro che consiglio a tutti quei lettori che vogliono passare per un attimo dall'altra parte e scoprire qualche trucchetto della magia che ci rende così cara la lettura.    

"Le storie vengono da un posto non ben definito, da un matrimonio della fantasia con la realtà, da un pizzico di autobiografia e una grossa dose di immaginazione".

"Non credo che il tono sia qualcosa che lo scrittore possa mettere insieme in quattro e quattr'otto. E' il suo modo di guardare il mondo, e lo scrittore applica costantemente questo punto di vista alle cose che scrive. Ogni riga non può che restarne influenzata".

"Gli scrittori non possono fare autobiografia in senso stretto: verrebbe fuori il libro più noioso del mondo. Invece uno prende un po' qua e un po' là; in pratica è come una palla di neve che rotola giù da un pendio, raccogliendo tutto quello che incontra: cose che abbiamo sentito, cose a cui abbiamo assistito, cose che abbiamo vissuto in prima persona. Si attacca un pezzetto qui e uno lì, e poi se ne tira fuori un tutto unico che ha una certa coerenza".

"Ci deve essere della tensione, il senso che qualcosa sta per accadere, che certe cose si sono messe in moto e non si possono fermare, altrimenti, il più delle volte, la storia semplicemente non ci sarà".

"Nella giornata di ciascuno di noi ci sono momenti significativi che possono diventare letteratura. Bisogna stare all'erta e prestarci attenzione. E' di quelli che bisognerebbe scrivere".

"Nella narrativa che conta, il significato dell'azione dentro il racconto si trasferisce anche sulla vita della gente al difuori del racconto".

"Non credo che ci debbano essere barriere di alcun tipo, artificiali o meno, fra la vita che si vive e la vita che si descrive".

"Se le parole sono appesantite dall'emozione incontrollata dello scrittore, o se sono imprecise e inaccurate per qualche altro motivo - se sono, insomma, in qualche maniera sfocate - gli occhi del lettore scivoleranno fatalmente sopra di esse e non si otterrà un bel niente. Il senso artistico del lettore non sarà affatto stimolato".

"Sentite, avere un dono non basta. Tutti hanno un dono. Certi scrittori, ad esempio, hanno il dono di essere capaci di scrivere un racconto in una botta sola. Io con questo dono non ci sono nato. Ecco perché mi dedico con tanta diligenza alla scrittura: lavorando sodo, cerco di compensare il talento che non ho. E questo mi insegna moltissime cose su di me".
 
"Mi interessava creare racconti che avessero un funzionamento invisibile. Che funzionassero senza bisogno di intrusioni da parte dell'autore. L'autore doveva semplicemente mettere in moto le cose e lasciare che la storia prendesse vita spontaneamente, badasse da sola ai fatti suoi".

"Totale indifferenza a qualunque cosa tranne che al pezzo di carta infilato nella macchina da scrivere. Capacità di darci dentro come una locomotiva e volontà ferrea, lo sa Dio, è esattamente questo che ci vuole".

"In genere scopro che cosa voglio dire proprio nell'atto di dirlo".

"Quando lavoro su un racconto, ci lavoro giorno e notte. A volte non so nemmeno che giorno è della settimana. E quando non lavoro, prendo subito un sacco di brutte abitudini: sto alzato fino a tardi, guardo la tv, dormo tutta la mattina. Direi che lavoro a sbalzi, a periodi".

"Tu non sei i tuoi personaggi, ma i tuoi personaggi sono te".

Citazioni tratte da: Raymond Carver, Niente trucchi da quattro soldi, Minimum fax, 2002

 

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