sabato 2 marzo 2019

RECENSIONE: NESSUNO E' INNOCENTE


Titolo: Nessuno è innocente
Autore: Mike Papa
Editore: Antipodes
Prezzo di copertina: € 15,00

Sinossi
Nessuno degli abitanti del paesino di Hellenbourg, al confine tra Stati Uniti e Messico (almeno sembra questa la sua localizzazione, che non viene mai dichiarata esplicitamente) potrebbe mai vincere il premio di cittadino dell'anno. Il sindaco Ruben Turtle, gay non dichiarato, convive da anni con la moglie Dodee Sanders, ex ragazza pon pon in grado, ai bei tempi del liceo, di andare a letto con l'intera squadra di football (contemporaneamente), e che ora si accontenta di un discreto numero di amanti da chiamare alla bisogna. I gemelli Rush, padroni dell'emporio, si divertono spesso e volentieri a massacrare, sull'onda dei loro feroci appetiti sessuali, esseri umani non consenzienti, preferibilmente di sesso femminile, meglio ancora se giovanissimi. Horace Hogan (per tutti Bubba) è il custode del cimitero; necrofilo impenitente, sta cercando il modo di imbalsamare i corpi che lo ispirano di più per lasciarsi andare alle sue sconce nefandezze senza essere disturbato dalla loro decomposizione. Cato Alvarez, fidanzato della bella Ruth, sta intossicando, con piccole dosi quotidiane di veleno, la di lei mamma Abraham, con la speranza di portarla al più presto alla tomba e di impossessarsi così dell'eredità. Ci sono poi lo sceriffo Lebonsky, raro esempio di incompetenza professionale; la famiglia Garrison, composta dal padre ragioniere sempre pronto a falsificare i registri in cambio di un piccolo extra, dalla madre scialba e perfettina e dai figli William e Tyler, quest'ultimo grande appassionato di fumetti di supereroi e che lo diventerà a sua volta; padre Joshua, il prete della chiesa di San Vicente, e il suo fido Benicio, sagrestano un po' ritardato che ha salvato dall'esplosione della casa in cui sono morti tutti i suoi familiari (esplosione da lui provocata, ma questo padre Joshua non lo saprà mai); Maria, una sorta di perpetua part time che prepara i pasti per Joshua e Benicio, e la sua figlioletta Kitty. E ci sono soprattutto, a indirizzare con metodi misteriosi le azioni di tutti, la vecchia libraia Bell e il suo aiutante nano Zeb, con la loro bancarella sempre aperta e la loro sulfurea influenza sulle inclinazioni più perverse dei concittadini. Quando Jack Sloane, un ex poliziotto che dopo l'assassinio della moglie incinta ha deciso di ritirarsi a fare l'assicuratore, decide di recarsi a Hellenbourg per una vacanza con la nuova fidanzata, troverà il suo paese natìo in preda al caos, e dovrà attingere al suo vecchio istinto di poliziotto per destreggiarsi tra omicidi, sparizioni, fatti inspiegabili, rivelazioni scioccanti e personaggi dai comportamenti a dir poco strampalati. 

Commento    
Il nuovo lavoro di Mike Papa (l'anno scorso avevo recensito il precedente Decalogo semplice) è uno di quei romanzi che si fa fatica a classificare. A metà strada tra uno Stefano Benni sguaiato e uno Stephen King burlone, l'autore si diverte a mettere in scena una pletora di personaggi grotteschi e surreali, mossi da inclinazioni stravaganti che sfocerebbero tranquillamente nell'horror se il tutto non fosse mitigato da una sorta di humor nero che ne attutisce i toni e ne rende divertente la lettura. Con uno stile piano e diretto, che lascia poco spazio all'immaginazione e alle sfumature, Papa ci fa entrare a forza in un mondo che è tutto fuorché affascinante, un mondo fatto di perversione e sadismo, ma lo fa quasi ammiccando, come se fosse lì accanto a noi e ogni tanto ci strizzasse l'occhio dicendoci che in fondo è solo un romanzo, mica queste cose succedono davvero, cosa vuoi che sia... Siamo partecipi e nello stesso tempo non lo siamo, partecipi del racconto (si legge d'un fiato) ma non delle emozioni, perché queste sono sepolte da un crescendo di eventi (tanti personaggi e un vorticoso passare dall'uno all'altro, fino alla fine) che le mettono in secondo piano, quasi che l'assurdità delle situazioni le rendessero superflue, inutili. Gli stessi protagonisti sembrano quasi subire gli eventi (in certi casi succede letteralmente questo), più che determinarli, senza che le loro stesse emozioni o i loro sentimenti possano in qualche modo avere voce in capitolo. A questa mancanza di partecipazione emotiva concorre anche, come detto, la vena (a volte neanche tanto sottile) di humor nero che scorre lungo tutto il racconto, e che fa sì che alla fine della storia ci resti l'impressione di esserci immersi in una lettura divertente, e non nell'atmosfera horror che i fatti puri e semplici potrebbero suggerire. Ci resta anche l'impressione di uno scrittore maturo, padrone dei propri mezzi, non banale e non pretenzioso (tutte qualità non così scontate in un autore emergente), che scrive con passione. Un autore al quale sembra manchi veramente poco per fare il salto di qualità.       

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