domenica 30 settembre 2018

RECENSIONE: IL PROGETTO


Titolo: Il Progetto
Autore: Maria Grazia Pignata
Editore: Youcanprint
Anno di pubblicazione: 2018

Sinossi
Isabella ed Elettra sono due giovani donne ai ferri corti con la vita. Entrambe scottate da una storia d'amore finita male, si ritrovano sole a combattere contro la disillusione e l'apatia che le hanno portate più di una volta a prendere in considerazione l'idea di farla finita. La prima è stata lasciata dall'uomo che amava pochi mesi prima di mettere al mondo la loro bambina; la seconda, tradita e abbandonata nel momento in cui pensava di aver trovato l'uomo della vita, tira a campare con un lavoro che non le piace e una famiglia dalla quale si è allontanata volontariamente qualche anno prima. Elettra e Isabella sono due spiriti affini, anche se non lo sanno. Le due infatti non si conoscono, e avrebbero continuato a restare estranee l'una all'altra se il destino, al quale piace giocare con le nostre vite, non avesse messo sulle loro strade "Il Progetto", un'iniziativa ideata dai genitori di una ragazza suicida "affinché nessuno si senta più così solo da tentare un gesto estremo come quello della figlia". L'idea consiste nel mettere in contatto epistolare persone che non si conoscono, in modo da dare loro la possibilità di esternare i propri pensieri e le proprie emozioni e di trovare qualcuno in grado di aiutarle a dare la giusta prospettiva alla sofferenza. Decidono entrambe di partecipare, rispettando la regola dell'anonimato, che nelle intenzioni degli ideatori avrebbe dovuto garantire nello stesso tempo più riservatezza, ma anche maggiori libertà e spontaneità nella comunicazione. Elettra ed Isabella, quindi, non sono i veri nomi delle donne, ma è con questi noms de plume che iniziano a scriversi, entrando poco a poco in confidenza l'una con l'altra, sfogando la propria rabbia e confessando le proprie emozioni e le proprie preoccupazioni, aprendosi il cuore a vicenda fino a diventare amiche. Quando, dopo tre anni di lettere, le due decidono finalmente di incontrarsi di persona, non sospettano minimamente che il destino, ancora una volta, ha in serbo per loro una incredibile sorpresa. 

Recensione
Romanzo inviatomi da una giovane autrice esordiente. La prima parola che mi viene in mente appena letto il libro è "profondità", la seconda "maturità", la terza "imprecisione". "Profondità" per il buon lavoro a livello di introspezione psicologica delle protagoniste, che mano a mano che aumentano le lettere (e le pagine) scavano sempre più a fondo nelle proprie anime portando alla luce piccoli gioielli aforistici fatti di emozioni e intrisi di filosofia, alcuni dei quali meritano di essere ricordati (e che per questo riporterò in calce a questa recensione). Ne risultano due ritratti completi, intensi, empatici (profondi, appunto) che rendono reali le ragazze e favoriscono la partecipazione emotiva del lettore. 
"Maturità" perchè le riflessioni sul senso della sofferenza, dell'amicizia, dell'amore, della felicità sembrerebbero provenire da una persona ben più navigata ed esperta delle cose della vita della giovanissima autrice del romanzo. Stupisce la sensibilità d'animo che emerge dai dialoghi a distanza, la maturità, appunto, delle risposte che le protagoniste si sforzano di dare ai propri problemi, la capacità di condensare in poche righe (spesso in una sola frase) concetti importanti che diventano in questo modo memorabili (senza voler esagerare l'accezione di questo aggettivo, che uso qui nel senso letterale di "ricordabili"). Isabella ed Elettra entrano poco per volta dentro di noi e ci insegnano qualcosa, aiutandosi tra di loro aiutano noi stessi, perché le loro ansie e le loro difficoltà, le loro indecisioni e i loro slanci emotivi (che spesso le scaraventano in basso, anziché farle volare) sono anche quelli di tutti noi. 
Infine, "imprecisione". Questo è un difetto che riscontro spesso (quasi sempre, direi) negli autori esordienti, o comunque autopubblicati. Manca un serio, profondo, rigoroso e attento lavoro di revisione del testo, un lavoro che nelle case editrici viene svolto dall'editor, ma che può essere intrapreso anche dall'autore stesso o da qualcuno da esso indicato che ne abbia le competenze. La sintassi, il lessico e la punteggiatura sono elementi importanti quanto la storia che si vuole raccontare, per cui si presume che, prima di essere pubblicato, il testo venga controllato e ripulito da tutte quelle imprecisioni che disturbano e rendono difficoltosa la lettura. Invece spesso ciò non avviene, o comunque non abbastanza, e questo romanzo, ahimè, non fa eccezione, anche se, a onor del vero, bisogna dire che tra i libri autopubblicati si trova ben di peggio. E' un peccato, perché alla fine la forma rischia di rovinare il contenuto, che, come detto, è più che valido e meriterebbe di essere espresso con la dovuta precisione.  
Imprecisioni a parte, mi sento comunque di fare i complimenti a questa giovane autrice per la passione con cui evidentemente si è dedicata a queste pagine, dalle quali ho estrapolato questo breve florilegio.

"E' sola, lei. E questo le crea disagio: a stare troppo tempo in compagnia di sè stessi si finisce per temersi".

"Si dovrebbe imparare a scindere la realtà dall'interpretazione che abbiamo di essa".

"Cosa porta a pensare che la morte sia l'unica soluzione? A volte sfugge che, alla morte, ci si arriva comunque. Tanto vale provare a godere di ciò che riusciamo a trarre nell'attesa di essa, no?".

"E' l'istinto di autoconservazione emotiva che ci porta a credere di essere analfabeti, come se non sapessimo più leggere tra le righe. Diventiamo ciechi dinanzi a una luce troppo forte".

"La felicità è riuscire a non rompersi il femore quando scendi le scale ad una certa velocità e fai un salto per superare gli ultimi due gradini".

"La rivelazione più dolorosa la si ha quando si comprende che per quanto tempo tu possa scappare non sarai mai abbastanza lontana dai conflitti del tuo cuore".

"La vita è proprio bella, anche quando non assomiglia neanche lontanamente a quella che avresti voluto".

"Siamo dei malati terminali che fingono di essere immortali".

"Ci vuole una forza assurda a riconoscersi deboli".

"Accettare qualsiasi cosa la vita abbia in serbo per noi è il primo passo per riuscire ad ottenere il resto, che poi è quello che desideriamo, ma che, se ce lo avesse dato la vita, non lo avremmo apprezzato appieno".

"Al destino piacerà anche prendersi gioco di noi, ma l'importante è saper contrattaccare con tanta ironia e col sorriso sulle labbra".

 
 

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